Lo ‘stato di plastica’ galleggia nei nostri oceani

C’è uno Stato ‘speciale’ nell’elenco di quelli riconosciuti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, che conta zero abitanti e che ha la forma che ricorda quella di un iceberg, anzi di 5 iceberg.

Il Garbage patch è stato riconosciuto dall’Onu nel 2013 grazie all’impegno dell’artista Maria Cristina Finucci che in questi anni ha sensibilizzato l’opinione pubblica mondiale tramite le sue installazioni che cercano di dare voce alla sofferenza dei nostri oceani. Infatti sono 5 le ‘isole di plastica’ che galleggiano nei nostri mari (per un’estensione totale di 16 milioni di chilometri quadrati, quasi quanto tutta la Russia) e che compongono questo arcipelago composto di materie plastiche che in media impiegano 400 anni a scomparire, ma che mentre lo fanno si trasformano in microplastiche che poi ritroviamo nella fauna marina e in particolare nei pesci che arrivano sulle nostre tavole. E così si chiude il cerchio, la plastica che non ricicliamo (secondo l’OCSE, meno del 10% di plastica prodotta nel mondo viene riciclata) ce la ritroviamo nel piatto ma anche nell’aria che respiriamo sotto forma di pulviscolo e residui. Si può direi che la plastica si trovi ormai ovunque intorno a noi e che ci accompagni, nostro malgrado, in ogni momento della giornata.

Sempre secondo Global Plastics Outlook dell’OCSE, dei materiali plastici il 19% viene incenerito, il 50% finisce in discarica e il 22% elude i sistemi di gestione dei rifiuti e finisce in discariche incontrollate, viene bruciato in pozzi aperti o finisce in ambienti terrestri o acquatici, specie nei paesi meno sviluppati.

Questo circolo vizioso va fermato utilizzando le tre R dell’economia circolare: ridurre la produzione, riusare il più possibile il materiale plastico per le stesse funzioni o per funzioni compatibili e riciclare correttamente quando le prime due azioni non sono possibili. Questo significa ridurre fortemente l’utilizzo della plastica monouso, riprogettare l’oggetto di plastica pensando a suoi futuri possibili utilizzi alternativi o ripetuti e sviluppare una rete di raccolta che si avvicini al 100% di riciclo.