Gender Gap, dati ancora sconfortanti per l’Italia

Gender Gap, dati ancora sconfortanti per l’Italia

Il WEF ha pubblicato l’annuale report “Global Gender Gap Index”, che misura in 146 Paesi il divario di genere. Il Global Gender Gap Index è un indice composito, compreso tra 0 (assenza di parità) e 1 (totale parità), che misura i divari di genere in diversi campi: la partecipazione economica e politica, la salute e il livello di istruzione.

I Paesi più virtuosi in termini di parità di genere sono l’Islanda, che occupa la prima posizione già da diversi anni, seguita da Finlandia e Norvegia. Nelle prime 10 posizioni sono presenti anche altri Paesi europei come Svezia, Irlanda e Germania.

Nella classifica 2022 l’Italia si colloca al 63° posto, continuando ad occupare la stessa posizione del 2021, dopo Uganda (61esima) e Zambia (62esima). A livello di Europa l’Italia è 25esima su 35 Paesi.

Il confronto con alcuni benchmark europei mette in evidenza il ritardo dell’Italia nella riduzione del gap di genere: infatti, Spagna e Francia risultano rispettivamente 17° e 15°, mentre la Germania è 10°. Il ranking italiano varia a seconda dell’ambito che viene analizzato. La 63esima posizione, infatti, è sintesi di:

Il peggiore punteggio l’Italia lo ottiene per quanto riguarda l’opportunità e la partecipazione economica che misura la partecipazione al mondo del lavoro, il divario retributivo di genere, reddito da lavoro stimato, presenza delle donne in posizioni di leadership. Per questo aspetto l’Italia si posizione al 110° posto sui 146 paesi analizzati, tra le performance europee più basse.

I dati del Report 2022 evidenziano inoltre che le donne continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni di leadership a livello globale, con meno di un terzo dei ruoli dirigenziali nella maggior parte dei Paesi. La sottorappresentazione delle donne inizia già a livello dirigenziale, creando una ristretta cerchia di talenti che si riduce con l’anzianità. In Italia, mentre la metà delle donne (50%) ricopre posizioni entry-level, solo un terzo (35%) ha ruoli manageriali e un quarto (26%) ruoli C-Suite.

I nuovi dati di LinkedIn sottolineano anche i pregiudizi di genere nelle promozioni interne: a livello globale, gli uomini hanno un terzo di probabilità in più (33%) di ricevere promozioni interne a ruoli di leadership rispetto alle donne, in media, nel 2021. Questo dato, in Italia sale al 63%.

Secondo i dati di LinkedIn relativi a 23 economie leader, i settori che hanno assunto la quota più alta di donne in posizioni dirigenziali nel 2021 vi sono le organizzazioni non governative e associative (54%), l’istruzione (49%), il governo e il settore pubblico (46%), i servizi alla persona e il benessere (46%), i servizi sanitari e di assistenza (46%) e i media e le comunicazioni (46%). Al contrario, sei settori hanno assunto un numero significativamente maggiore di uomini rispetto alle donne in posizioni di leadership nel 2021: tecnologia (30%), agricoltura (28%), energia (25%), supply chain e trasporti (25%), produzione (22%) e infrastrutture (21%).

Nell’istruzione superiore a livello globale, le donne continuano a essere sovrarappresentate nelle materie di istruzione e salute e benessere rispetto agli uomini e sottorappresentate nei settori STEM.


Considerando i laureati di tutte le discipline, la percentuale di donne laureate in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) è l’1,7%, contro l’8,2% di laureati uomini; in Engineering and Manufacturing gli uomini sono il 24,6% e le donne il 6,6%. Il comportamento di iscrizione mostra che le preferenze di abilità di uomini e donne continuano a rispondere ai modelli tradizionali, creando divari di genere in termini di competenze.


Quanto occorre attendere perché si riduca il gap di genere?


A livello mondiale serviranno ancora 132 anni per colmare il gap di genere: anche se si tratta di 4 anni in meno rispetto ai 136 stimati nel ranking 2021, l’obiettivo virtuoso è ancora lontano. Alcune aree nel mondo, come quella europea e nord americana, presentano una situazione migliore: per l’Europa il gap potrebbe essere colmato fra 60 anni (59 anni per il nord America).


L’urgenza di un’azione mirata per affrontare lo squilibrio globale di genere


Il Global Gender Gap Report e i dati LinkedIn dimostrano che è necessaria un’azione specifica per rendere i luoghi di lavoro e le società più equi. I dati evidenziano la necessità di concentrarsi su pratiche di assunzione inclusive ed eque, nonché su programmi di mobilità interna e di lavoro flessibile. I passi concreti includono l’eliminazione dei bias dalle job description, l’inclusione delle donne nelle commissioni di selezione e la creazione di programmi di mentoring e formazione mirati per le donne che lavorano a livello pre-manager. Anche la flessibilità sarà fondamentale per fare progressi.