In arrivo la nuova CSDDD che impone alle grandi aziende europee un controllo sulla propria catena di approvvigionamento
Nell’economia globalizzata, le catene di approvvigionamento sono spesso complesse e poco trasparenti.
Gli episodi di lavoro minorile, di lavoro forzato e di degrado ambientale spesso passano inosservati senza una regolamentazione e un monitoraggio rigorosi.
La nuova Legge sulla Due Diligence della Catena di Fornitura mira a rendere le aziende responsabili del rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali lungo l’intera catena di fornitura. Richiede alle aziende di identificare sistematicamente i rischi di violazione dei diritti umani e di danno ambientale, di adottare misure preventive, di rispondere alle violazioni e di riferire in merito.
Questa legge non si applica solo ai fornitori diretti, ma si estende anche a tutte le fasi della catena di approvvigionamento.
Secondo una nuova ricerca di Supply Chain ESG Risk Ratings di Elevate, che misura lo stato dell’arte dei fattori di rischio ESG lungo le supply chain di tutte le latitudini, diversi mercati occidentali sono in peggioramento e fanno registrare un rischio più elevato.
Con gli Stati Uniti che hanno ottenuto risultati peggiori rispetto agli anni precedenti, circa la metà dei mercati globali sono ora considerati ad alto rischio. Mentre l’Italia continua a presentare un rischio generale “medio” nelle proprie catene di approvvigionamento, è considerata ad alto rischio in categorie come le violazioni legate ai salari, l’esposizione ai rischi associati ai lavoratori migranti e a trattamenti inumani sul posto di lavoro.
Italia, Spagna, e Grecia hanno visto un aumento del rischio associato al lavoro forzato in settori come l’agricoltura, l’edilizia e il lavoro domestico. Questi paesi spesso fungono da punti di ingresso per migranti e rifugiati provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che sono altamente vulnerabili allo sfruttamento a causa del loro status irregolare e dell’accesso limitato alla protezione sociale e legale.
Indice di lavoro forzato in Europa occidentale
(Fonte: Elevate, Supply Chain ESG Risk Ratings 2023)
L’aumento della diffusione del trattamento disumano in occidente è legato anche alla rapida crescita del commercio elettronico, che ha portato a un incremento della domanda di magazzinieri e addetti alle consegne, che spesso lavorano in condizioni precarie e con scarsa sicurezza del posto di lavoro, sottoposti a obiettivi di produttività irrealistici, eccessiva sorveglianza e mancanza di pause adeguate. Inoltre, la pandemia ha messo in luce le carenze sistemiche delle normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Preoccupanti sono anche i rischi associati all’uso del lavoro minorile all’interno delle catene di fornitura occidentali, un rischio a lungo ritenuto fuori dalla portata delle nazioni sviluppate. Si tiene conto dei casi di impiego di bambini di età inferiore ai 15 anni o in violazione delle leggi locali sull’età minima, riscontrando una situazione di alto rischio in Paesi come Stati Uniti e Canada. L’Italia è considerata una nazione a medio rischio per il lavoro minorile.
Secondo quanto previsto dalla direttiva CSDD, che entrerà in vigore nel 2027, le grandi aziende dell’UE dovranno identificare e agire per correggere eventuali danni alle persone (tramite il lavoro forzato) o all’ambiente (ad esempio attraverso la deforestazione) lungo le loro catene di approvvigionamento.
A rientrare nel campo di applicazione della direttiva così come è stata approvata, le norme si applicheranno alle aziende dell’UE che hanno più di 1.000 dipendenti e un fatturato netto mondiale superiore a 450 milioni di euro. Una riduzione notevole rispetto alla soglia che era stata concordata a dicembre 2023 da Parlamento e Consiglio, che prevedevano che fossero coinvolte le grandi imprese UE con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale di 150 milioni di euro.