La biodiversità è il cuore pulsante della vita sulla Terra, ma la sua salvaguardia rappresenta una delle sfide più complesse della nostra epoca. Attualmente, secondo le conoscenze attuali, il pianeta ospita circa 450.000 specie di piante e ben 1,45 milioni di specie animali.
La ricchezza di specie è strettamente legata alle condizioni climatiche e geografiche: intorno all’equatore, dove le piogge abbondano e l’irraggiamento solare è intenso, si trovano alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo, come il Brasile, l’Indonesia e la Colombia. Tuttavia, non tutte le aree tropicali sono ospitali: i deserti come il Sahara rappresentano un’eccezione per la loro scarsa produttività biologica.
Monitoraggio e Conservazione: Il Ruolo della IUCN
Per tutelare questa straordinaria varietà biologica, la IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) monitora da decenni lo stato di salute delle specie. Questo processo richiede il contributo di migliaia di ricercatori in tutto il mondo e si basa su diversi parametri, tra cui:
La grandezza dell’areale;
Il numero di individui;
La dinamica delle popolazioni (declino, crescita o stabilità);
L’identificazione di minacce specifiche a lungo termine.
Grazie a questi studi, le specie vengono classificate in categorie che vanno da “a minor preoccupazione” fino a “estinta”. Tuttavia, la maggior parte delle specie è classificata come “non valutata” o “carente di dati”. Questo evidenzia una grande lacuna nella conoscenza: molte specie restano sconosciute o poco studiate, spesso per mancanza di risorse economiche o strumenti adeguati.
L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, vanta una straordinaria biodiversità che la rende uno dei paesi più ricchi d’Europa in termini di specie. Tuttavia, le condizioni di conservazione di alcuni gruppi di animali sono particolarmente critiche: squali, razze, pesci d’acqua dolce e cetacei sono tra le specie più minacciate.
Minacce per la biodiversità in Italia e nel mondo
A livello globale, circa il 25% di tutte le specie di vertebrati rischia l’estinzione nei prossimi decenni. Le cause principali includono:
- Cambiamento climatico, che altera gli ecosistemi e le condizioni di vita;
- Perdita e degradazione degli habitat, dovute soprattutto a urbanizzazione, agricoltura intensiva e deforestazione;
- Invasione di specie non autoctone, che competono con le specie locali o ne compromettono gli equilibri;
- Sovrasfruttamento, con eccessiva caccia, pesca e raccolta indiscriminata;
- Catene di estinzioni, dove la scomparsa di una specie causa il declino di altre interconnesse.
COP16 e Biodiversità: Un Passo Verso il 2030
La COP16 sulla biodiversità, tenutasi a Cali (Colombia) e conclusa l’1 Novembre 2024, ha rappresentato un’occasione per discutere l’attuazione concreta del Global Biodiversity Framework (GBF), approvato nel 2022 a Montreal con l’obiettivo di fermare la perdita di biodiversità entro il 2030.
Il Global Biodiversity Framework: Un Piano per il Futuro
Il GBF (Global Biodiversity Framework) è un piano d’azione strategico che si propone di affrontare le principali minacce alla biodiversità. Tra i suoi obiettivi principali:
- Protezione degli ecosistemi: Conservare almeno il 30% delle aree terrestri e marine globali entro il 2030, con un focus particolare sulle zone di maggiore biodiversità.
- Ripristino degli habitat: Ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati, garantendo un approccio basato su evidenze scientifiche e il coinvolgimento delle comunità locali.
- Riduzione dell’impronta ecologica: Ridurre significativamente l’impatto umano sugli ecosistemi attraverso cambiamenti nei modelli di consumo, produzione e uso del suolo.
- Sostenibilità economica: Integrare il valore della biodiversità nei processi decisionali economici e politici, promuovendo strumenti finanziari adeguati.
- Accesso equo alle risorse genetiche: Garantire una giusta distribuzione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche, promuovendo la responsabilità condivisa tra i Paesi.
Questi obiettivi sono supportati da target misurabili e da un sistema di monitoraggio per valutare i progressi, rendendo il GBF un riferimento fondamentale per i Paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD).
Obiettivi e Sfide della COP16
Il principale obiettivo della conferenza era stabilire regole condivise per finanziare e monitorare il GBF. Tuttavia, il dialogo si è arenato di fronte a divisioni tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo:
I Paesi ricchi hanno mostrato resistenza ad aumentare i finanziamenti.
I Paesi in via di sviluppo, pur richiedendo più risorse, erano riluttanti ad accettare controlli stringenti sull’utilizzo dei fondi.
A causa di queste divergenze, i temi finanziari e di monitoraggio sono stati rimandati al 2025, quando la prossima COP si terrà a Bangkok.
Progressi
Nonostante le difficoltà, alcuni risultati significativi sono stati raggiunti:
- Condivisione dei profitti genetici: le grandi aziende dovranno contribuire al “Fondo di Cali” quando utilizzano materiale genetico digitale delle specie.
- Sostegno alle comunità indigene: è stato istituito un organismo permanente per coinvolgere i popoli indigeni, destinando loro almeno il 50% del Fondo di Cali.
- Nuove aree protette: sono state identificate zone marine prioritarie per la protezione, ampliando la rete globale di aree protette.
Nonostante l’importanza dei temi trattati, la COP16 ha ricevuto scarsa attenzione mediatica e una partecipazione limitata da parte dei leader politici. Inoltre, la mancanza di coordinamento tra i negoziati sul cambiamento climatico e quelli sulla biodiversità ha evidenziato un problema di visione integrata, sebbene i due temi siano strettamente interconnessi.
La protezione della biodiversità richiede un impegno globale condiviso, capace di superare le divisioni tra Nord e Sud del mondo e di garantire risorse e monitoraggi adeguati. Il Global Biodiversity Framework rappresenta una guida per preservare l’equilibrio della vita sulla Terra, e ogni passo avanti, come quelli compiuti a Cali, è utile per consegnare alle generazioni future un pianeta più sano e ricco di diversità. Tuttavia, questi sforzi non sono ancora sufficienti. Le sfide poste dal cambiamento climatico, dalla perdita di habitat e dal sovrasfruttamento richiedono un’accelerazione delle azioni e una maggiore collaborazione tra governi, imprese e società civile. Solo attraverso un impegno più deciso e coordinato sarà possibile invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile per tutte le specie, compresa la nostra.