Si è conclusa domenica 24 novembre la COP 29 tenuta a Baku, Azerbaijan.
La storia della COP – Conferenza delle parti – ha inizio nel 1992 a Rio de Janeiro, in Brasile, quando vengono poste le fondamenta degli sforzi politici internazionali volti a contrastare il cambiamento climatico.
Dalla prima COP, tenutasi a Berlino nel 1995, ad oggi, sono passati 29 anni, durante i quali gli Stati da tutto il mondo si sono riuniti per confrontarsi e trovare soluzioni comuni su diverse tematiche, tutte riguardanti la lotta al climate change.
Il tema centrale a Baku è stata la finanza climatica: in pratica, è stato stabilito il contributo finanziario che dovranno ricevere i paesi in via di sviluppo per la lotta al cambiamento climatico.
Il documento cita 1300 miliardi di dollari all’anno di trasferimenti dal nord al sud del mondo, ma di questi sono solo 300 i miliardi di dollari all’anno che i Paesi industrializzati dovranno destinare ai Paesi in via di sviluppo entro il 2035; per la restante parte non sono al momento presenti impegni specifici su come questi soldi verranno raccolti. Se da un lato è stato superato il precedente obiettivo finanziario di 100 miliardi di dollari annui, dall’altro non sono state soddisfatte le aspettative del sud del mondo, “dire che i paesi sviluppati stanno guidando gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico con 300 miliardi di dollari fino al 2035 è una presa in giro” così la rappresentante della Nigeria ha commentato l’accordo raggiunto.
“Non solo si è trattato di un accordo estremamente debole per la COP29, ma è stato anche portato avanti nonostante le obiezioni di numerosi Paesi”, dichiara il direttore del think tank africano Power Shift Africa, Mohamed Adow.
Forti critiche sono emerse anche dall’assenza di menzioni all’uscita dai combustibili fossili: infatti, nel documento finale, non vi è alcuna menzione di quanto raggiunto alla COP28 a Dubai, rallentando così la corsa verso la transizione verde. D’altro canto, cosa pensa il governo di Baku è emerso chiaramente fin dalla prima giornata di Conferenza: “il gas e il petrolio sono un dono di Dio” ha commentato Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaijan.
La Conferenza delle Parti 29 si conclude con un clima di sconforto generalizzato, “Abbiamo perso un’occasione per proteggere i più vulnerabili dalla crisi climatica e curare il nostro pianeta. Rimangono forti preoccupazioni per l’obiettivo di finanza climatica adottato” commenta il Gruppo dei paesi meno sviluppati (LDC).