Insostenibile Italia

Dal rapporto ASviS dati molto scoraggianti per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030

L’Italia sta seguendo un percorso di sviluppo che non può essere sostenuto a lungo termine. Nonostante gli impegni presi a livello internazionale, come la firma del Patto sul Futuro, le azioni intraprese non sono sufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Tra i 37 obiettivi quantificabili legati agli accordi europei e nazionali, solo otto possono essere raggiunti entro il 2030, mentre 22 sono fuori portata e per sette l’esito rimane incerto.

È indispensabile un cambio di rotta deciso, con lo sviluppo sostenibile al centro delle politiche. Occorre accelerare la transizione ecologica e digitale, combattere le disuguaglianze (incluse quelle territoriali) e sfruttare le nuove normative europee sulla sostenibilità e il recupero dei territori.

Questo è quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, intitolato “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

Il Rapporto evidenzia chiaramente il significativo ritardo dell’Italia nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato un peggioramento in cinque ambiti: lotta alla povertà, riduzione delle disuguaglianze, tutela degli ecosistemi terrestri, qualità della governance e cooperazione internazionale.

Progressi modesti si osservano in sei aree: sicurezza alimentare, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, azioni per il clima e protezione degli ecosistemi marini.

Miglioramenti più significativi riguardano cinque obiettivi: salute, istruzione, parità di genere, accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, e innovazione. L’unico ambito in cui si registra un avanzamento molto marcato è quello dell’economia circolare.

Stando a recenti sondaggi, nove italiani su dieci si dichiarano allarmati per le condizioni degli ecosistemi, con il 62% convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di non ritorno” e che sia necessaria una transizione ecologica più rapida ed efficace. Inoltre, il 93% ritiene necessario che l’Italia intensifichi i suoi sforzi nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, solo il 25% della popolazione crede che le decisioni del Governo siano prese nell’interesse della maggioranza e appena il 21% pensa che le politiche governative tengano conto delle prospettive a lungo termine del Paese.

Secondo l’ASviS, il futuro dell’Italia potrebbe essere profondamente influenzato da quattro possibili “fattori di svolta” o game changer.

Il primo riguarda la Legge sull’autonomia differenziata, che potrebbe accentuare le disuguaglianze territoriali, mettere a rischio l’equilibrio dei conti pubblici e ostacolare il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Per questo motivo, è fondamentale ridurre le sovrapposizioni tra le competenze di Stato e Regioni, attribuendo al Governo centrale la responsabilità esclusiva di gestire settori chiave come le infrastrutture e l’energia.

Il secondo riguarda le Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale, che rappresentano un punto di svolta per il settore produttivo. Queste norme richiedono alle imprese maggiore trasparenza e l’assunzione di nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale.

Il terzo si riferisce al nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che obbliga gli Stati membri a recuperare ecosistemi degradati. Questo intervento non solo porterà benefici ambientali, ma favorirà anche la creazione di posti di lavoro qualificati, con particolare attenzione alle aree urbane, dove sarà fondamentale fermare il consumo di suolo.

Il quarto elemento è rappresentato dalla riforma costituzionale del 2022, promossa anche grazie al contributo dell’ASviS. Questa modifica ha inserito tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità, con un’attenzione particolare ai diritti delle generazioni future. Inoltre, stabilisce che le attività economiche non possono essere condotte a scapito della salute e dell’ambiente.

La possibilità di orientare il modello di sviluppo italiano verso una maggiore equità e sostenibilità dipenderà dalla capacità di intervenire subito con azioni rapide e decise.