Bilancio di sostenibilità: per chi è obbligatorio oggi e per quali aziende diventerà obbligatorio dal 2024?
Oltre agli obblighi diretti giocano un ruolo molto importante anche gli obblighi indiretti: scopriamo quali sono le aziende coinvolte
Il bilancio di sostenibilità ha l’obiettivo di rendicontare agli stakeholder i risultati e gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda nello svolgimento delle proprie attività.
In Italia l’obbligo di rendicontazione è regolamentato dalla Direttiva UE 95/2014 sull’informativa non finanziaria NFRD, recepita a fine 2016 dal Consiglio europeo e dal Parlamento Europeo, che ha reso obbligatoria la rendicontazione non finanziaria (DNF) alle aziende di grandi dimensioni, con un attivo di stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro oppure con ricavi netti superiori ai 40 milioni di euro; i gruppi che impiegano oltre 500 dipendenti su base consolidata e gli enti di interesse pubblico, come le case madri di grandi gruppi industriali.
Nel 2024 la redazione del bilancio di sostenibilità diventerà obbligatorio per molte più aziende: quali?
Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha adottato la proposta di rettifica della direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) sugli obblighi di rendicontazione contenuti nella NFRD. Per effetto della rettifica alla CSRD dal 2024 la redazione del bilancio di sostenibilità diventerà obbligatoria per tutte le aziende – indipendentemente dal fatto di essere quotate in borsa, – con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e un bilancio annuo di almeno 43 milioni.
Cresce quindi cospicuamente la platea dei soggetti tenuti al reporting, che – di fatto – non si chiamerà più “non finanziario” ma ufficialmente “di sostenibilità”.
Quali sono le modifiche introdotte?
I nuovi standard indagano la sostenibilità in tutta la catena del valore: per questo motivo sono tante le PMI che ricadono in obbligo indiretto.
In particolare la Direttiva CSRD:
- Estende l’obbligo di rendicontazione a tutte le grandi società con più di 250 dipendenti e a tutte le società quotate in mercati regolamentati (comprese le PMI quotate ma non le microimprese quotate). Le PMI quotate, tuttavia, saranno autorizzate a riferire secondo norme più semplici.
- Rende obbligatoria la verifica delle informazioni di sostenibilità riportate da parte di un soggetto abilitato allo svolgimento della revisione.
- Introduce requisiti di rendicontazione più dettagliati.
- Introduce l’obbligo di rendicontare secondo gli standard di rendicontazione di sostenibilità dell’UE. La Commissione ha affidato al gruppo consultivo europeo per le relazioni finanziarie (EFRAG) lo sviluppo di tali standard, con la richiesta che siano coerenti con l’ambizione del Green Deal europeo e con il quadro giuridico esistente in Europa. Le norme dell’UE dovranno comunque mirare a incorporare gli elementi essenziali delle norme accettate a livello mondiale e attualmente in fase di sviluppo da parte dell’IFRS Foundation. La Commissione ha redatto una prima serie di norme di segnalazione il 31 ottobre 2022 (per specificare le informazioni che le imprese dovrebbero divulgare per quanto riguarda tutti i settori di segnalazione e le questioni relative alla sostenibilità) e una seconda serie di norme al più tardi entro il 31 ottobre 2023 (specificando delle informazioni complementari in materia di sostenibilità e quelle specifiche per il settore di attività, insieme agli standard per le PMI).
- Richiede alle aziende di “taggare” digitalmente le informazioni riportate, in modo che siano divulgate in formato digitale per assicurarne la trasparenza e leggibili da una macchina alimentando anche il Punto di accesso unico europeo (European Single Access Point – ESAP) per creare un database europeo, pubblicamente accessibile, finalizzato ad incrementare la trasparenza sul mercato e a fornire a investitori e
Perché si parla tanto di obblighi indiretti legati alla redazione del bilancio di sostenibilità?
I nuovi standard ampliano in maniera importante il numero delle PMI italiane che dovranno redigere obbligatoriamente il bilancio di sostenibilità spingendo le imprese coinvolte ad implementare sistemi e processi al fine di identificare, prevenire e mitigare i possibili rischi sui temi ambientali e dei diritti umani nella loro catena di fornitura.
Non solo: nella Direttiva si parla più volte di rendicontazione della Supply Chain. Le grandi aziende dovranno infatti includere nel proprio bilancio di sostenibilità i fornitori. Come conseguenza sempre più aziende stanno chiedendo, e chiederanno, ai propri fornitori report di sostenibilità o la compilazione di indicatori relativi a criteri ESG portandoli in questo modo ad un obbligo indiretto per lavorare in filiera.
Se fino a ieri la rendicontazione volontaria era una grandissima opportunità oggi rappresenta per tante PMI l’unico modo per rimanere all’interno del mercato domani.
Le aziende che si muoveranno con anticipo avranno un grande vantaggio competitivo che potrebbe decretarne il successo rispetto ai competitor sul lungo periodo.
Il momento di agire è ora.
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